Andiamo dritti al sodo: stiamo diventando più prudenti nella nostra valutazione del rischio globale. Per questo la posizione sul rischio dei nostri portafogli è stata declassata a lieve avversione. Nonostante il contesto economico, la crescita degli utili per azione e il sentiment siano ancora favorevoli, i prezzi degli attivi hanno scontato tutti, chi più chi meno, l’attuale situazione in bilico tra espansione e recessione. Le domande da porsi ora sono: quanto possono ancora salire i mercati azionari e creditizi? Non molto. La crescita economica può continuare a sorprendere il consensus al rialzo? Improbabile. L’inflazione scenderà ancora nei prossimi mesi? Molto improbabile. La politica monetaria ultra-accomodante delle banche centrali continuerà a resistere all’esuberanza razionale dei mercati finanziari? Abbiamo dei dubbi.
In altre parole, ci aspettiamo che andando avanti il margine di sicurezza si assottigli perché a un certo punto lo scenario in bilico tra espansione e recessione comincerà a incrinarsi. Quando i massicci stimoli delle banche centrali svaniranno e rifaranno capolino le probabilità di una (sana) correzione, o almeno di un consolidamento, la volatilità potrebbe tornare in forza. Non fraintendeteci: non stiamo dicendo che il mercato è ribassista. Stiamo semplicemente selezionando alcuni nostri investimenti per tenerli lontani dai mercati, poiché i rendimenti ponderati per il rischio attesi di alcuni attivi, tra cui i titoli di credito e le azioni statunitensi (in particolare i valori tecnologici), non sono interessanti. Non potendo escludere del tutto la possibilità che l’esuberanza razionale dei mercati continui, ha senso concentrare il nostro budget di rischio sui ritardatari degli attuali mercati rialzisti, ossia le azioni europee e giapponesi, che presentano diversi vantaggi tra cui migliori valutazioni, più "ciclicità" e maggiore visibilità sulle rispettive situazioni economiche e politiche. Questo è il modo migliore di proteggerci contro una potente emozione umana, ossia la paura di lasciarsi sfuggire qualcosa... perché, come al solito, non è finita finché non è finita!
Dall’altro lato, la posizione sulla duration è stata mantenuta su “avversione” poiché al momento i tassi continuano ad avere la strada spianata verso il rialzo. L’inflazione sta toccando il fondo, nell’aria c’è odore di normalizzazione della politica monetaria da parte delle banche centrali, capitanate dalla Fed, e il piano di riforma fiscale di Trump è tornato d’attualità. La nostra maggiore preoccupazione rimane un eventuale picco dei tassi, dovuto a eccessivi timori legati all’inflazione o a manovre di normalizzazione maldestre da parte delle banche centrali. Se questa eventualità si concretizzasse, fornirebbe senza dubbio un punto di ingresso più interessante sia per rimettere un po’ di rischio azionario in portafoglio che per adottare una visione più costruttiva sui titoli di Stato.
_Fabrizio Quirighetti